L’ANATRA ALL’ARANCIA regia Luca Barbareschi

Al Teatro  MERCADANTE  -  Napoli, dal  7   al   18 febbraio 2018



Servizio di   Rita Felerico



Napoli -  Un cast armonico, compatto nel rendere  godibile e serrato nella resa un testo cult del teatro comico, una commedia che anche  nella sua chiave più  ‘moderna’, rivista nella sua struttura narrativa da Luca Barbareschi, non perde mai il suo smalto. Il nostro immaginario corre alle famose indimenticabili edizioni, quella del 1973 con Alberto Lionello e Valeria Valeri e a quella cinematografica del 1975 per la regia di  Luciano Salce con Ugo Tognazzi e Monica Vitti,  ma qui al Mercadante  - a parte i scivoloni di stile per le due battute una sull’ebreo e l’altra  sulla juve – niente fa  rimpiangere il passato . Luci calibrate,  efficaci, con giusti toni di colore,una scenografia elegante, funzionale, essenziale,  nella quale si muovono i personaggi  di questa vicenda familiare giocata sui temi ‘classici’ del tradimento, della noiosa vita di coppia, della scontata supremazia maschile  : l’uomo è cacciatore, un adorabile cacciatore che va perdonato. Gli attori offrono una bellissima prova, da Chiara Noschese, interprete comica di notevole maestria della moglie Lisa, ad Ernesto Mahieux, nelle vesti di Gennaro, il fedele maggiordomo ‘napoletano’, da Gianluca Gobbi , che abita i panni del goffo  amante Volodia, a Margherita Laterza l’esuberante Chanel Pizziconi e infine lui Luca Barbareschi, perfettamente calato nel personaggio di Gilberto, il marito istrionico che considera troppo certo e scontato un amore da lui trascurato e poco vissuto. La gestualità, l’abbigliamento che definisce caratterialmente  i soggetti , l’autoironia che aleggia sulle vicende sentimentali che si susseguono a rotta di collo, il richiamo dei dialetti ( napoletano per Gennaro e meneghino per gli altri ) inquadrano una situazione, un conteso e una descrizione della psicologia maschile e femminile che sembra rimanere inalterata nel tempo. Dichiara Barbareschi : “ Il testo di questa commedia dello scozzese William Douglas Home ‘The secretary Bird’ ha la stessa potenza di ‘Chi ha paura di Virginia Woolf ‘ ; ma a differenza di quest’ultimo scritto da  Albee, ha una struttura  molto divertente, che aiuta a veicolare concetti profondi con la risata. Ho riadattato la scrittura usando due grandi scienze la psicologia e l’antropologia, studiando atteggiamenti,movimenti e nevrosi che caratterizzano le  nostre abitudini”.  In tal senso sono da segnalare le battute di Chanel quando distingue tra chi è senza via di scampo marito o amante, tra chi desidera condividere e chi invece evita e la frase finale di Gilberto alla moglie Lisa : “ noi due non sarà mai perfetto, lo sai, ma sarà noi due”.



dal testo The Secretary Bird di William Douglas-Home
versione francese di Marc-Gilbert Sauvajon
traduzione e regia Luca Barbareschi
con Luca Barbareschi, Chiara Noschese, Gerardo Maffei, Margherita Laterza
e con la partecipazione di Ernesto Mahieux
scene Tommaso Ferraresi
costumi Silvia Bisconti
luci  Iuraj Saleri
drammaturgia  Nicoletta Robello Bracciforti
foto Bepi Caroli
produzione Teatro Eliseo, Fondazione Teatro della Toscana



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