ELEONORA PIMENTEL FONSECA / CON CIVICA ESPANSIONE DI CUORE testo e regia di Riccardo De Luca

produzione  STATI TEATRALI  in collaborazione con   ISTITUTO ITALIANO per gli STUDI FILOSOFICI

 Palazzo Serra di Cassano, Napoli  22 – 24 settembre 2017

 
Servizio di  Rita  Felerico

 

Napoli – Si sarebbe emozionato l’avvocato Gerardo Marotta nel vedere rivivere la sua adorata Eleonora nei panni della bravissima Annalisa Renzulli, attrice protagonista della messinscena di questo scorso settembre a Palazzo Serra di Cassano, ideata, nel testo e nella regia, da Riccardo De Luca. La nostra attrice, nel rievocarla, trae forza interpretativa  - siamo alla ventesima replica, con grandissima affluenza e riscontro di pubblico - non solo immedesimandosi nel dramma storico, politico ed etico vissuto da Eleonora,ma nella sua sofferenza di donna. Ha infatti confidato:  Più andavo avanti con le repliche è più sentivo lo stridere della sua vita privata con la sua vita di patriota; mi colpiva particolarmente questo gap; incredibile pensare che una donna colta e illuminata come lei si sia trovata ad affrontare la barbarie di una vita coniugale con uomo rozzo e feroce. A partire da questo, ho immaginato il cammino verso la sua libertà”. Una figura, quella di Eleonora, attualissima nella sua complessità: testimonianza e simbolo di una profonda e sentita coscienza politica, incarnazione di un impegno civile e umano oggi ormai perduto, donna negata nella sua maternità e femminilità, ‘oggetto’ di violenze e soprusi. Eleonora non può non appartenerci, non essere parte della nostra sensibilità e per noi - abitanti del sud, luogo nel quale si cementano antichi dolori e si consolidano ancestrali pregiudizi, per questo complici di una mancata e zoppicante crescita sociale- lo è ancor di più. Il 9 febbraio 1799, a pochi giorni dalla proclamazione della Repubblica Napoletana, Eleonora così scriveva sul “Monitore Napoletano”:  «Questa parte del popolo, la quale fintanto che una migliore istruzione non l’innalzi alla vera dignità di Popolo, bisogna continuare a chiamare plebe, comprende non solo la numerosa minuta popolazione della città, ma benanche la più rispettabile delle campagne; e sopra di questa parte poggia, pur nelle monarchie, la forza dello Stato, vi poggia nella Democrazia la forza, non solo, ma la sua dignità. Una gran linea di separazione disgiunge fra noi dal rimanente del popolo, perché non si ha con essa un linguaggio comune».
Un linguaggio comune, quello al quale   Eleonora mirava esortando i patrioti ad elaborare un vero e proprio progetto di istruzione e di educazione, ponendo attenzione all’uso del dialetto come lingua necessaria a ‘quella parte di Popolo, che tale non era ancora’, per istruirlo. Una scelta di azione che appare ancora fondante e preminente in un’epoca in piena crisi di democrazia.
Lo spettacolo nella sua pregevole diversificazione di linguaggi – si va dal drammatico al comico, dal musicale al coreografico – tocca, con alcune mirate incursioni nel contemporaneo che ne determinano la trama nella sua lettura attuale, tutte le dimensioni del personaggio Eleonora. Contemporaneamente delinea e tratteggia la società dell’epoca, la ‘situazione’ nella quale si sono trovati a combattere l’anticonformista Eleonora e i suoi compagni di Rivoluzione. “Lo spettacolo è tutto volto al futuro. E' un dramma storico, certo, ma con gli occhi spalancati sul futuro. Eleonora ha combattuto con passione e fino in fondo per ciò in cui credeva. Ha realizzato insieme ai suoi compagni patrioti a Napoli l'esempio più avanzato di Costituzione che abbiamo mai conosciuto e gettato il seme della democrazia. Mi chiedo se davvero possiamo dirci 'vivi' come lei. Ha rifiutato comodità, favori, compiacenze, e combattuto per qualcosa di grande, per la res pubblica, con altruismo, con indomabile coraggio, "con civica espansione di cuore". E se lo facessimo anche noi?”. Efficaci ed esplicite, le osservazioni della protagonista ben commentano la scelta di voler portare avanti un progetto di ‘laboratorio teatrale’ che sia anche luogo di confronto e di dialogo. Uno spettacolo quindi che ambisce a divenire in qualche modo un novello ‘Monitore’. E sappiamo quanto il regista, Riccardo De Luca, ami Eleonora; un amore che parte da lontano, fin dal 1997, quando a Palazzo Marigliano, sede della Sovrintendenza Archivistica della Campania, dopo un convegno durato 3 giorni dal titolo Il diritto che nasce dalla rivoluzione, curò una prima messinscena, collaborando, oltre che con la Sovrintendenza (nella persona di MariaRosaria De Divitiis),  con l’Associazione Eleonora Pimentel (nella persona di Esther Basile). Un testo quello odierno nel quale riecheggia il suo appassionato studio su testi noti come quello della Macciocchi e di Striano, l’esperienza del 1997, ma soprattutto il grande sogno condiviso con Eleonora: e forse un giorno gioverà ricordare tutto questo
A salire sul palco oltre ad Annalisa Renzulli lo stesso regista, Riccardo De Luca.
E poi Gino Grossi, Francesca Rondinella, Salvatore Veneruso, Maria Anna Barba, Dario Barbato, Lucrezia Della Veneri.
Le  musiche sono di  Giovanni Sicignano, mentre le luci di Ciro Di Matteo e itrucchi di Maria Alfano.

 

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