Aida, opera in 4 atti di Giuseppe Verdi- Regia di Franco Dragone, Direttore Pinchas Steinberg

Al Teatro di San Carlo dal 15 luglio al 2 agosto

Servizio di Francesco Gaudiosi
Napoli-  Il Teatro San Carlo rinnova per il terzo anno la tradizione di lirica estiva con il San Carlo Opera Festival, rassegna operistica che nel contesto di Napoli Città Lirica richiama ogni anno numerosi turisti melomani e appassionati dell’opera di tutte le età e le provenienze sociali e culturali. Quest’anno sono in scena la suggestiva Aida di Verdi, l’affascinante Madama Butterfly di Puccini e le allegre Nozze di Figaro di Mozart. Una scelta audace, fatta di opere celebri e particolarmente suggestive, che i connaisseurs avranno la possibilità di ammirare sotto la firma di celebri regie mentre i meno conoscitori della materia di vedere degli autentici pilastri della storia dell’opera lirica. L’Aida in questione vede la firma della prestigiosa regia di Franco Dragone, che immagina un impianto scenico semplice e lontano dagli orpelli scenografici con cui si suole immaginare l’esotico lavoro verdiano.
“Questa non sarà un’Aida ricca, non sarà sfarzosa e brillante, non vedrete elefanti in palcoscenico, ma sarà vera, ci troverete noi tutti, giovani e fieri, fiaccati ma mai arresi, resistenti”, sostiene Michele Sorrentino Mangini, regista per la ripresa dello spettacolo. Rispettate in toto le direttive di Dragone, fatte di elementi scenici minimali, quali le proiezioni sul fondo del palcoscenico delle piramidi, appena visibili grazie a delle corde che pendono dal soffitto e che restituiscono un effetto visivo d’impatto e ben riuscito. Ogni volta che le corde si muovono, per segnalare l’ingresso di un interprete o di un coro, esse suggeriscono un’idea di sontuosità pur attraverso degli elementi semplici ed immediatamente riconoscibili. I veli che squarciano la scena, talvolta dorati talaltra intrisi del sangue della battaglia tra l’esercito egizio e quello etiope, danno profondità alla scena e risultano decisamente in linea con una visione che fa del trinomio essenzialità-esotismo- ricchezza il fil rouge della composizione.  Così come le scene di Lienz Chang, altrettanto convincenti i costumi di Giusi Giustino, fatti di colori accesi e sfarzosi, che uniscono la sobrietà dei veli che gli interpreti indossano alla vivacità dei tessuti dorati e di rossi scarlatti che rievocano il sangue e la passione, ma anche il rosso inteso come colore emblematico del periodo romantico.
Non a caso, lo stesso intento verdiano era quello di combinare le esplosioni di scenografia musicale alla maturità e levigata finezza delle psicologie dei personaggi, trovando un impalpabile tessuto connettivo nella presenza di un esotismo che può essere considerato un invisibile, ma sempre presente personaggio-mito, in linea con le esigenze spettacolari del grand- opéra ma che riesce a rendere omogenee le due zone scisse della partitura: quella spettacolare e quella intimista. Verdi nella partitura dimostra di essere aggiornato sulle evoluzioni dei gusti musicali europei, facendo dell’esotismo l’occasione per scrivere di un’opera legata alle celebrazioni dell’apertura del canale di Suez(1871).
Il coro e la marcia del secondo atto costituiscono il cuore della brillante esteriorità in Aida, d’altra parte molto pronunciata nel “Ritorna vincitor” di Aida, nelle danze e nella scena del giudizio contro Radames e, per presentare l’eroe, nella successione di recitativo e aria “Se quel guerrier io fossi” e “Celeste Aida”, che suona come una reiterazione della dialettica dell’antico melodramma.
 
Ma è la pregevolezza dei personaggi a rendere l’Aida un capolavoro del melodramma nazionale, poiché dalla elementare sobrietà dei melodrammi giovanili dove il bene è tutto da una parte e il male tutto dall’altra, la luce e l’ombra sono separate con un taglio netto e i contrasti si esasperano con violenza, Verdi passa ad una psicologia più sfumata e penetrante, capace di approfondire caratteri complessi e molto sfaccettati, come quello di Radames o della stessa regina Amneris. Ed è con la voce di Aida, che entra nel sotterraneo dove è destinato alla morte il condottiero Radames, che si culmina il momento di amore tra i due, con il suo “nelle tue braccia desiai morire” e lo straziante addio alla terra nelle braccia del suo amato: “O terra, addio; addio, valle di pianti, sogno di gaudio che in dolor svanì, a noi si schiude il ciel e l’alme erranti; volano al raggio dell’eterno dì”.
 
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