Piano “Be” ripensare, riabitare, ricreare, del Teatro Bellini di Napoli

Conferenza stampa di presentazione della programmazione ottobre/ dicembre 2020 del Teatro Bellini di Napoli

Servizio di Pino Cotarelli

Napoli – Con collegamento streaming e presenza in sala di giornalisti, addetti ai lavori e compagnie teatrali, si è svolta la conferenza stampa di presentazione della programmazione ottobre/dicembre 2020 del teatro Bellini di Napoli, nel doveroso rispetto delle misure di sicurezza imposte dalla pandemia. I fratelli Russo, Gabriele e Daniele, co-direttori artistici del prestigioso teatro, hanno voluto partecipare la sofferta decisione di ripartire, seppur in presenza di condizioni ancora instabili, che li ha portati ad abbandonare l’idea di un facile riparo all’ombra dei contributi (40%), per rimettersi in discussione, superando il pericoloso immobilismo, con una elaborata proposta che vuole intercettare una possibile ulteriore maturazione artistico/organizzativa, indotta nelle riflessioni del periodo trascorso in lockdown.  Una programmazione in cui sono stati ripensati gli spazi, re-immaginato gli orari degli spettacoli, rafforzato le collaborazioni, ricreato il luogo di incontro tra artisti e cittadini. Il progetto che impegnerà circa 150, tra artisti e tecnici; un contributo al difficile momento che attraversano i lavoratori dello spettacolo per i quali è stato auspicato un tempestivo intervento governativo.
Gli spettacoli si alterneranno a ciclo continuo, con 54 giorni di programmazione, 15 spettacoli per 99 repliche in sala grande, 9 spettacoli per 40 repliche al Piccolo Bellini:
- 9 spettacoli di danza a cura di Manuela Barbato ed Emma Cianchi che hanno dovuto re-immaginare tutta la stagione di danza in sala grande,
- 9 spettacoli il sabato mattina con il Teatro nel Baule,
- 8 concerti a cura di Giovanni Block,
- 27 appuntamenti con Adiacente possibile a cura di Agostino Riitano; spunti di riflessione in un dialogo fra pubblico, artisti, contenuti e mondo esterno;
- 2 teatri “ospiti” che gestiranno il Piccolo Bellini: Nuovo Teatro Sanità e Civico 14 che così potranno continuare il percorso di crescita e di ricerca, altrimenti interrotto dall’impossibilità economica di sostenere misure di sicurezza e restrizioni connesse.
Marinella Pomarici continuerà invece a curare gli incontri e gli approfondimenti culturali con l’associazione A voce Alta.
La programmazione prevede:
Settimana 1 – Dal 22 al 25 ottobre Le cinque rose di Jennifer/Casting
Settimana 2 – Dal 29 ottobre al 1° novembre MDLSX/David
Settimana 3 – Dal 5 all'8 novembre Maggio '43/Supernova
Settimana 4 – Dal 12 al 15 novembre Thanks for vaselina/Kollaps
Settimana 5 – Dal 19 al 22 novembre Thanks for vaselina/In nome del padre
Settimana 6 – Dal 26 al 29 novembre Le cinque rose di Jennifer/Il colloquio
Settimana 7 – Dal 3 al 6 dicembre David/La classe - un docupuppets per marionette e uomini
Settimana 8 – Dal 10 al 13 dicembre Giacomino e mammà/Provando il così fan tutte
Settimana 9 – Dal 17 al 20 dicembre Giacomino e mammà/Celeste

Gli spettacoli andranno in scena in alternanza dal giovedì alla domenica:
-        Giovedì ore 17:30 e 20:30
-        Venerdì ore 18:30 e 21:30
-        Sabato ore 17:30 e 20:30
-        Domenica ore 11:30 e 20:30

Ogni martedì ore 20:30 Be Jennifer
Ogni mercoledì sera ore 21;00 BeQuiet a cura di Giovanni Block
Dal giovedì al sabato Adiacente possibile, a cura di Agostino Riitano
Ogni venerdì e sabato ore 00:00 Il colore venuto dallo spazio da Howard Phillips Lovecraft di Fabrizio Sinisi
Ogni sabato ore 11:30 Teatro per famiglie a cura de Il Teatro nel Baule
Ogni domenica alle ore 20:30 programmazione Danza

SPETTACOLI BELLINI

LE CINQUE ROSE DI JENNIFER di Annibale Ruccello
con Daniele Russo e Sergio Del Prete
scene Lucia Imperato
costumi Chiara Aversano
disegno luci Salvatore Palladino
progetto sonoro Alessio Foglia
regia Gabriele Russo
produzione Fondazione Teatro di Napoli - Teatro Bellini

Jennifer è un travestito romantico che abita in un quartiere popolare della Napoli degli anni ‘80. Chiuso in casa per aspettare la telefonata di Franco, l’ingegnere di Genova di cui è innamorato, gli dedica continuamente Se perdo te di Patty Pravo alla radio che, intanto, trasmette frequenti aggiornamenti sul serial killer che in quelle ore uccide i travestiti del quartiere. Gabriele Russo affronta per la prima volta un testo di Ruccello – scegliendo il più simbolico, quello che nel 1980 impose il drammaturgo all’attenzione di pubblico e critica. Il regista ci preannuncia una messinscena dall’estetica potente, fedele al testo e, dunque, alle intenzioni dell’autore «ci atteniamo alle rigide regole e alle precise indicazioni che ci dà Ruccello stesso – racconta Russo – cercando di attraversare, analizzare, capire sera per sera, replica dopo replica un testo strutturalmente perfetto, che delinea un personaggio così pieno di vita che pare ribellarsi alla mano di una regia che vuole piegarlo alla propria personalissima visione. Non è un testo su cui sovrascrivere ma in cui scavare, per tirare fuori sottotesti, possibilità, suggestioni, dubbi». In scena, un inedito Daniele Russo, affiancato da Sergio Del Prete in un allestimento che restituirà tutta la malinconia del testo senza sacrificarne l’irresistibile umorismo.

CASTING per un film dal Woyzeck regia Annalisa D’Amato
collaborazione artistica Antonin Stahly
drammaturgia Maurizio Braucci

Lo spettacolo mette in scena il casting per un film dal Woyzeck di George Büchner con dieci giovani attori, ragazzi e ragazze della Napoli popolare e si dipana su più livelli, dalla messa in scena di parti del testo di Büchner, al racconto-confessione dei suoi giovanissimi interpreti, delle loro biografie e dei loro contesti sociali, attraverso il confronto degli attori con i personaggi da interpretare. La messa in scena dello spettacolo si alterna quindi con il casting e le sue dinamiche, in una sorta di linea narrativa parallela che racconta la difficile realtà da cui provengono i ragazzi e le ragazze, il loro desiderio di fare gli attori in un contesto di disoccupazione strutturale dove si fanno più casting che colloqui di lavoro e dove apparire è diventato un lavoro. A questi due livelli, se ne aggiunge un terzo, una sorta di ‘’dramma didattico’’ in cui si riflette, insieme a un mentore adulto, sui temi del realismo e del capitalismo moderni, nella loro possibile applicazione alla ‘’società dello spettacolo’’. Così che il Woyzeck diventa strumento per far risuonare quelle stesse contraddizioni che oggi confondono realtà e finzione, e che necessitano di una nuova consapevolezza, perché da questa confusione, ci si possa districare.

MDLSX con Silvia Calderoni
regia Enrico Casagrande e Daniela Nicolò drammaturgia Daniela Nicolò e Silvia Calderoni suoni Enrico Casagrande
in collaborazione con Paolo Panella e Damiano Bagli
produzione Elisa Bartolucci
produzione Motus 2015, in collaborazione con La Villette - Résidence
d’artistes 2015 Parigi, Create to Connect (EU project) Bunker/ Mladi Levi Festival Lubiana, Santarcangelo 2015 Festival Internazionale del Teatro in Piazza, L’arboreto
-    Teatro Dimora di Mondaino, MARCHE TEATRO con il sostegno di MiBACT, Regione Emilia-Romagna

MDLSX è ordigno sonoro, inno lisergico e solitario alla libertà di divenire, al gender b(l)ending, all’essere altro dai confini del corpo, dal colore della pelle, dalla nazionalità imposta, dalla territorialità forzata, dall’appartenenza a una Patria. Di “appartenenza aperta alle Molteplicità” scriveva R. Braidotti in “On Becoming Europeans”, avanzando la proposta di una identità post-nazionalista… Ed è verso la
fuoriuscita dalle categorie – tutte, anche artistiche – che MDLSX tende. È uno “scandaloso” viaggio teatrale di Silvia Calderoni che – dopo 10 anni con Motus – si avventura in questo esperimento concepito nel formato di un eccentrico Dj/Vj set. In MDLSX collidono brandelli autobiografici ed evocazioni letterarie e sulla confusione tra fiction e realtà MDLSX oscilla – da Gender Trouble a Undoing Gender. Citiamo Judith Butler che, con “A Cyborg Manifesto” di Donna Haraway, il “Manifesto Contra-sexual” di Paul B. Preciado e altri cut-up dal caleidoscopico universo dei Manifesti Queer, tesse il background di questa Performance-Mostro.

DAVID drammaturgia e regia Joele Anastasi
con Joele Anastasi, Federica Carruba Toscano, Eugenio Papalia, Enrico Sortino
scene Giulio Villaggio
uno spettacolo di Vuccirìa Teatro
coproduzione Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, Fondazione
Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia

«E solo adesso capisco che per tutta la vita ho nuotato verso di te, nel maremoto di cemento che mi sommerge ancora in un instante. Si chiamano come te i sogni, David. Si chiama come te l’amore. Si chiama David la trasformazione eterna e ideale delle cose. Si chiama David l’insonnia; l’impaziente desiderio di svegliarsi al mattino per non smettere di disegnare i tuoi contorni tra le cose». Joele Anastasi racconta così la genesi di David, il simbolo di un corpo che diventa l’occasione per liberare tutta la forza utopica dell’ideale.

MAGGIO '43 di e con Davide Enia
musiche in scena di Giulio Barocchieri
una co-produzione Fondazione Sipario Toscana, Accademia
Perduta/Romagna Teatri

Cos’è la notte quando tanto arriva sempre l’urlo della sirena d’allarme per i bombardamenti notturni? Cos’è che non ce la faccio più a mangiare sempre pane nero e allora cerco di pescare le anguille? Cos’è strisciare contro i muri per non farsi vedere dalla milizia fascista? Cos’è cercare l’amuchina al mercato nero? Cos’è che mi servono 1800 lire per le medicine e non so come recuperarle? Cos’è vedere ilmassacro di Palermo il 9 maggio ’43 e camminarci dentro e non ci sono più le case e nemmeno le strade e non si vede niente che c’è polvere e fumo dappertutto ma comunque quello che vedi nemmanco si riconosce? Il lavoro trae linfa da una serie di interviste a persone che subirono quei giorni del maggio ‘43, e ne uscirono miracolosamente illese. Dalla loro narrazione e dai frammenti di memoria raccolti principia l’elaborazione drammaturgica, che scompone e intreccia e rielabora queste testimonianze, per poi incastonarle in un’unica storia. Erano tempi cupi, in cui necessario era ingegnarsi per riuscire a sopravvivere. Erano tempi atroci, in cui la morte cadeva inattesa dall’alto o dal basso dei mercati neri, che stritolavano con prezzi schizzati alle stelle. Erano tempi malati e bugiardi, tempi cinici e bari. Assomigliano ad oggi.

SUPERNOVA drammaturgia e regia Mario De Masi
con Alessandro Gioia, Lia Gusein-Zadé, Fiorenzo Madonna, Luca Sangiovanni
produzione I pesci in collaborazione con A. Artisti Associati Gorizia – ARTEFICI Residenze Creative FVG, Scuola Elementare del Teatro - Conservatorio Popolare per le Arti della Scena - L'Asilo

Dopo l’irresistibile Pisci 'e Paranza, la compagnia I Pesci torna con un altro lavoro originalissimo che racconta la storia della generazione di una famiglia. Alla morte grottesca e improvvisa del padre, i tre figli si ritrovano adulti loro malgrado e devono individuare la propria strada. Differenti le reazioni dei ragazzi: fuga, responsabilità, stallo. La madre, forza attraente e respingente allo stesso tempo e nucleo morente intorno al quale si continua a orbitare, plasma il carattere dei figli e ne determina i singoli percorsi. Proprio come accade alla Supernova, l’esplosione stellare provocata da una stella che ne ingloba un'altra più piccola, dando luogo a una reazione violentissima e luminosissima che dura per un certo tempo. Mentre il nucleo collassa su sé stesso e crea un buco nero, la materia prodotta dall’esplosione stellare si disperde nell’universo dando vita a nuove stelle...

THANKS FOR VASELINA drammaturgia Gabriele Di Luca
regia Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi
con Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Beatrice Schiros, Pier Luigi Pasino, Francesca Turrini
musiche originali Massimiliano Setti luci Diego Sacchi
costumi e scene Nicole Marsano e Giovanna Ferrara
coprodotto da Carrozzeria Orfeo e Fondazione Pontedera Teatro
in collaborazione con La Corte Ospitale, Festival Internazionale Castel dei Mondi di Andria

Ancora una volta ci interessiamo alle dinamiche, ai paradossi e alle ipocrisie del nostro tempo con uno sguardo presente ma non moralistico sulla società. La manomissione delle parole e dell’informazione, la violenza della politica, l’occultamento di alcune verità nel rapporto vittima-carnefice tra occidente e oriente, il potere religioso, le sette religiose, le nuove religioni, i corsi spirituali, i corsi di autostima, i corsi di seduzione. Le false diete e i falsi prodotti biologici, le finte manifestazioni, il finto impegno civile, il finto buonismo. Fattucchiere, imbonitori e santoni con i loro falsi rimedi per tutto. E ancora: la strumentalizzazione del dolore, della solidarietà, della morte. Senza parlare di mia Zia, con le sue scarpette di coccodrillo e il suo odio feroce per gli immigrati, mentre “posta” su Facebook foto e commenti commoventi su cani maltrattati e bambini marocchini. Thanks for Vaselina è un’inculata morbida, è una violenza non esplicita, è il compromesso pericoloso e terribile che congela il pensiero. È l’abitudine ad una vita tranquilla. Un ringraziamento quindi da parte nostra, non privo di una certa ironia, a chi si prende il disturbo di non farci troppo male. Un ringraziamento a tutto ciò che fa leva sul nostro dolore, sulle nostre speranze, sulla solitudine e il nostro bisogno d’amore per ricavarne qualcosa.

KOLLAPS (COLLASSO) di Philipp Lölhe
con (in ordine alfabetico) Roberta Calia, Yuri D'Agostino, Barbara Mazzi, Raffaele Musella, Angelo Tronca, Gianmaria Ferrario regia Marco Lorenzi
una produzione TPE - Teatro Piemonte Europa, Teatro Stabile di Torino-Teatro Nazionale
uno spettacolo di Il Mulino di Amleto

Se tu sapessi che il mondo finisce a mezzanotte come ti comporteresti? Quanti sogni resteranno irrealizzati? Quante azioni non compiute? Ha ancora senso questa corsa irrefrenabile verso il precipizio in un mondo di cui sappiamo la data della fine? Kollaps, testo profetico del drammaturgo tedesco Philipp Löhle scritto nel 2015, è una dolce-amara metafora di un Occidente che corre disperatamente quando la corsa è finita da un pezzo, quando le risorse si stanno sgretolando, quando il tuo cellulare ha smesso di funzionare. Dopo una lettura scenica al Festival di Nuova Drammaturgia “Il mondo è ben fatto” a cura di Fertili Terreni Teatro, Kollaps debutterà il 28 luglio in prima nazionale al Teatro Carignano nella Stagione Summer Play, realizzata da Teatro Stabile Torino-Teatro Nazionale e TPE - Teatro Piemonte Europa.

IN NOME DEL PADRE 
uno spettacolo scritto, diretto e interpretato da Mario Perrotta consulenza alla drammaturgia Massimo Recalcati
costumi Sabrina Beretta 
musiche Giuseppe Bonomo, Mario Perrotta
produzione Teatro Stabile di Bolzano

In nome del padre nasce da un intenso confronto tra Mario Perrotta con lo psicanalista Massimo Recalcati sui temi del confronto tra generazioni. Tre figure paterne e un attore che le incarna: tre padri diversi, in piena crisi, quasi ridicoli a confronto con i figli adolescenti. Un monologo che è un flusso di dialoghi spesso mancati. Dialoghi in cui i figli adolescenti sono gli interlocutori disconnessi rispetto all’orizzonte comune dei tre padri che, a forza di sbattere i denti sullo stesso muro, si ritrovano nudi, con le labbra rotte, circondati dal silenzio. E forse proprio nel silenzio potranno trovare cittadinanza le ragioni dei figli.

IL COLLOQUIO progetto e regia Eduardo Di Pietro
con Renato Bisogni, Alessandro Errico, Marco Montecatino costumi Federica Del Gaudio

Il Colloquio prende ispirazione dal sistema di ammissione ai colloqui periodici con i detenuti presso il carcere di Poggioreale, Napoli. Tre donne, tra tanti altri in coda, attendono stancamente l’inizio degli incontri con i detenuti. Portano oggetti da recapitare all’interno, una di loro è incinta: in maniera differente desiderano l’accesso al luogo che per ognuna custodisce un legame.

LA CLASSE un docupuppets per marionette e uomini uno spettacolo di Fabiana Iacozzilli | CrAnPi performer Michela Aiello Andrei Balan Antonia D’Amore Francesco Meloni Marta Meneghetti
scene e marionette Fiammetta Mandich
luci Raffaella Vitiello
suono Hubert Westkemper
fonico Jacopo Ruben Dell’Abate
produzione Antonino Pirillo Giorgio Andriani co-produzione CrAnPi Lafabbrica Teatro Vascello Carrozzerie | n.o.t | con il supporto di Residenza IDRA e Teatro Cantiere Florida/Elsinor nell'ambito del progetto CURA 2018 | e di Nuovo Cinema Palazzo | e con il sostegno di Periferie Artistiche Centro di Residenza Multidisciplinare della Regione Lazio

La classe è un docupuppets con pupazzi e uomini. È un rito collettivo, in bilico tra La Classe morta di Tadeusz Kantor e I cannibali di George Tabori, in cui gli adulti, interpretati da pupazzi, rileggono i ricordi di un’infanzia vissuta nella paura di buscarle. Una storia che Fabiana Iacozzilli fa nascere dai ricordi delle scuole elementari all’istituto “Suore di carità” e in particolare da quelli legati alla sua maestra, Suor Lidia. Questi ricordi/pezzi di legno si muovono senza pathos su tavolacci che rimandano a banchi di scuola, ma anche a tavoli da macello o a tavoli operatori di qualche esperimento che fu. Tutto intorno, silenzio. Solo rumori di matite che scrivono e compagni che respirano. I genitori sono solamente disegnati su un cadavere di lavagna ma poi ben presto cancellati. Nel silenzio dei loro passi, questi corpicini di legno si muovono nel mondo terrorizzante di Suor Lidia, unica presenza in carne ed ossa che sfugge alla vista di pupazzi e spettatori. In questa ricerca di pezzi di memorie andate emerge il ricordo in cui Suor Lidia affida a Fabiana la regia di una piccola scena per una recita scolastica decidendo, forse, insieme a lei, la vocazione della sua alunna.

GIACOMINO E MAMMA' tratto da Conversaciones con Mamà di Santiago Carlo Oves/Jordi Galceran traduzione, adattamento, regia Enrico Ianniello
con Isa Danieli, Enrico Ianniello
scene e costumi Barbara Bessi
luci Lucio Sabatino
suono Daghi Rondanini
produzione Teatri Uniti

Dopo Chìove e Jucatùre Enrico Ianniello guarda ancora una volta alla nuova drammaturgia iberica, proponendo un adattamento in chiave napoletana di Conversaciones con Mamà, già pluripremiato film dello sceneggiatore e regista argentino Santiago Carlos Ovès, diventato in seguito uno spettacolo teatrale nell’adattamento del drammaturgo catalano Jordi Galceran. Il cinquantenne Giacomino, interpretato dallo stesso Ianniello, è un professionista dal tenore di vita agiato che improvvisamente perde il lavoro, e deve affrontare il problema con una moglie con la quale il dialogo è difficile e due figli adolescenti da mantenere. C’è un’unica soluzione per rimanere a galla: vendere l’appartamento di famiglia, di cui è proprietario, ma nel quale vive sua madre, arzilla vedova settantottenne interpretata dalla sempre stroardinaria Isa Danieli. La vendita risolverebbe i suoi problemi, ma l’energica Mammà non è per niente d’accordo: la casa le serve, è sempre stata casa sua e in più, ormai convive lì con il suo nuovo amore, Gregorio, un bizzarro omone sessantenne “anarco-pensionato”. Il piccolo appartamento col terrazzino è l’oggetto del desiderio ma è anche il luogo in cui madre e figlio si ritrovano a trascorrere del tempo insieme per discutere di un problema che diventa occasione di dialogo e di confronto sincero tra le loro vite. Tra riflessioni, ricordi, bilanci, battibecchi e confessioni, tra momenti di grande commozione ad altri di irresistibile comicità, Giacomino e Mammà riescono a finalmente a dirsi cose che non sono mai riusciti a dirsi prima.

PROVANDO IL COSÌ FAN TUTTE liberamente tratto da Così fan tutte di W.A. Mozart e L. Da Ponte da un’idea di Mario Tronco
elaborazione musicale Leandro Piccioni e Mario Tronco libretto Andrej Longo
con Viviana Cangiano, Serena Pisa, Ebbanesis
regia Gabriele Russo
un progetto Vagabundos - Orchestra di Piazza Vittorio
produzione Fondazione Teatro di Napoli - Teatro Bellini

Quella delle prove aperte è una pratica molto familiare nei miei lavori, soprattutto quelli con OPV. É uno stato condiviso di avanzamento del processo creativo, in cui il pubblico diventa inconsapevolmente complice delle scelte finali, e quindi in qualche modo autore. La primissima esecuzione del fortunato Flauto Magico secondo OPV era in forma ridottissima come organico e durava 15 minuti ed era un bis di un concerto al Teatro dell'Opera di Roma. Per questa prima fase del lavoro sullo spettacolo che presenteremo dal 10 Dicembre, la riduzione musicale per solo chitarra e voci del Così fan tutte, la cui rielaborazione musicale attingerà all'antichissimo mondo della "posteggia napoletana" la musica dei suonatori di strada, non sarà solo una scelta obbligata dalla contingenza, ma l"idea fondante del progetto di riscrittura della partitura mozartiana. Il libretto stesso, con l’adattamento di Andrej Longo, sarà in napoletano. Per quanto riguarda la drammaturgia in questa prima fase approfondiremo i personaggi di Fiordiligi e Dorabella interpretati da Viviana Cangiano e Serena Pisa, Ebbanesis, ed anche il racconto della storia seguirà il loro punto di osservazione. Il nostro obbiettivo sarà quello di creare uno scambio fruttuoso con il pubblico cercando di farlo partecipare in qualche modo anche ai successivi stadi di avvicinamento allo spettacolo finale.

CELESTE Testo e regia Fabio Pisano con Francesca Borriero, Roberto Ingenito, Claudio Boschi
costumi Rosario Martone luci Paco Summonte suggestioni sonore live Francesco Santagata
uno spettacolo di Liberaimago
produzione Fondazione Teatro di Napoli - Teatro Bellini

Celeste di Porto, detta la "Pantera nera", era un’ebrea del ghetto romano. Non si sa molto di lei, ma dalle cronache del tempo emerge una storia spietata: una bellissima ragazza di diciotto anni che, dopo il rastrellamento del ghetto da parte dei tedeschi, diventa una delatrice. Caduto il regime, si trasferì a Napoli. Scelse un nuovo nome, Stella Martinelli, prostituta in un bordello. Un giorno tre ebrei la riconobbero e la denunciarono. Fu portata a Roma, in carcere. Evase e fu ripresa, dovette affrontare il processo. Condannata, uscì nel 1950, tra condoni e amnistie. In quegli anni di detenzione, si disse che ebbe una crisi mistica… Fabio Pisano porta in scena le azioni commesse da Celeste contro la sua gente, sforzandosi di immaginarne – o inventarne – il perché. Senza alcuna pretesa di assolverla, ma con l’urgenza di narrare.

IL COLORE VENUTO DALLO SPAZIO di Howard Phillips Lovecraft
riscrittura di Fabrizio Sinisi
regia di Gabriele Russo
Cast in via di definizione

Dopo lo shock legato alla morta tragica del piccolo Klaus, Nahum, Theresa e Lavinia Gardner si trasferiscono nella grande casa paterna in mezzo al bosco. Una sera, durante una tempesta, un fulmine colpisce il pozzo davanti alla casa. Da quel momento, strani avvenimenti iniziano a sconvolgere la famiglia Gardner: l’aria, la natura e anche le persone vengono trasformate da un orrore misterioso, un delirio senza volto né nome che parte dal pozzo e dilaga tutt’intorno. Quello che colpisce la famiglia Gardner è “un messaggero spaventoso degli informi regni dell’infinito, al di là della natura che conosciamo”. A partire dalla celebre novella di Lovecraft del 1927, la riscrittura per il teatro di uno dei più famosi classici del genere horror, una tragedia metafisica e nera, che si interroga sugli abissi della psicosi umana e sull’enigmaticità inesplorabile dello spazio e della natura.


SPETTACOLI PICCOLO BELLINI

dal 22 al 25 ottobre

FÉMMENE COMME A ME Rua Catalana* di Pau Miró
traduzione di Enrico Ianniello
regia Roberto Solofria con Michele Brasilio, Marina Cioppa, Ilaria Delli Paoli, Roberto Solofria progetto sonoro Paky Di Maio scene Antonio Buonocore costumi Alina Lombardi aiuto regia Luigi Imperato produzione Mutamenti/Teatro Civico 14
Pau Miró, uno dei più validi autori della drammaturgia catalana attuale, ci presenta - in chiave di commedia - quattro donne che si avvicinano ai cinquanta: una biologa che lavora in un casello, un’architetta senza lavoro, un’archeologa che pulisce condomini e una maestra appena licenziata. Ognuna di loro ha la sua storia, ma si trovano in una condizione molto simile tra loro e affrontano le stesse difficoltà. Appartengono a una classe media che combatte ancora con gli effetti della crisi e che deve usare tutta la propria forza per non sparire. Il racconto inizia quando una di queste donne, l’architetta, esce di casa una notte e decide di non tornare, lasciandosi alle spalle un marito e un figlio. Si trasferirà in uno studio dei Quartieri Spagnoli, una parte della città a lei quasi sconosciuta. Lì, l’architetta si ritirerà in una forma di clausura, per mangiare pizza e guardare serie tv. Non riuscirà però a fare in modo che le sue amiche, conosciute fin dall’adolescenza, la lascino in pace. L’amicizia è uno dei grandi temi di questa piéce: ci parla di quattro persone che, nella loro unione, trovano la forza per far fronte alla pressione che il mondo esercita su di loro.

dal 29 ottobre al 1° novembre

PLASTILINA Rua Catalana* scritto da Marta Buchaca
traduzione di Enrico Ianniello
con Teresa Saponangelo, Ivan Castiglione e Vincenzo Antonucci, Mariano Coletti, Giampiero De Concilio, Arianna Iodice
luci Alessandro Messina
costumi Alessandra Gaudioso
impianto scenico e regia di Mario Gelardi
produzione Nuovo Teatro Sanità

Una famiglia perbene, madre, padre e un figlio. Una vita senza traumi procede con linearità Il figlio ha tre amici, due ragazzi e una ragazza, un gruppo di ragazzi di oggi con la testa e gli occhi spesso presi in uno smartphone. Un vero filtro con la vita reale. La quotidianità di questa piccola società viene interrotta da un atto violento che altera per sempre la vita di tutta la famiglia. Ispirandosi ad un fatto realmente accaduto, l’autrice Marta Buchaca, racconta il cinismo di una generazione che trova complicità e protezione negli adulti. La storia è raccontata in modo non lineare, con salti di tempo che ci portano dal passato al futuro e al presente. Plastilina cerca di capire la violenza dei giovani e da che cosa è provocata. Non c’è alcuna assoluzione né per i padri, né per i figli. Una storia dal taglio chirurgico che espone la coscienza dei protagonisti al pubblico come un organo che palpita.

dal 5 al 8 novembre

IL PRESTITO Rua Catalana* di Jordi Galcerán traduzione Enrico Ianniello
con Luca Iervolino, Luciano Saltarelli regia Rosario Sparno scena Enrico De Capoa costumi Alessandra Gaudioso
disegno luci Simone Picardi produzione Casa Del Contemporaneo

«Mi dispiace, ma le cose funzionano così». Con queste parole inizia Il prestito, la divertente e geniale commedia di Jordi Galcerán. mUn direttore di banca nega un prestito a un cliente che in garanzia può dare solo la sua parola d’onore; allora il problema di un singolo uomo diventa il problema della congiuntura economica internazionale. Ma il punto è questo: è proprio sicuro che le cose funzionino così?  Caratterizzato da una scrittura esilarante e serrata, Il prestito è una commedia pura che delinea due personaggi: il direttore e il cliente, in una lotta di potere. La dignità, l’amore, la famiglia, il rispetto e la vita sono la posta in gioco. Un ring che è perimetro di un vero e proprio duello.
Ma il pubblico non è semplice spettatore di questo mach.
Il pubblico che guarda è il sistema stesso che tacitamente alimenta questo conflitto; il pubblico è al contempo Direttore e Cliente, in un crescendo di comicità e tensione in questo scontro senza fine perché «le cose funzionano così».
*Rua Catalana > Il progetto Rua Catalana - nuovo teatro catalano a Napoli è il primo passo in direzione di una maggiore strutturazione della fervida relazione esistente tra la nuova drammaturgia catalana e le compagnie teatrali italiane. Grazie alla partecipazione attiva della Delegazione del Governo Catalano in Italia e dell’Istituto Ramon Llull tre importanti compagnie indipendenti, che usano spesso il napoletano come lingua di riferimento per il loro lavoro artistico, porteranno in scena tre testi di altrettanti autori contemporanei – andati in scena con successo a Barcellona negli ultimi anni – riambientati a Napoli negli adattamenti di Enrico Ianniello. Il progetto è realizzato da Casa del Contemporaneo, Nuovo Teatro Sanità, Mutamenti/Teatro Civico 14.

dal 12 al 15 novembre

LA VACCA di Elvira Buonocore con Vincenzo Antonucci, Anna De Stefano, Gennaro Maresca regia Gennaro Maresc produzione B.E.A.T. teatro e Nuovo Teatro Sanità Spettacolo vincitore del Premio Dante Cappelletti 2019
Estate torrida in un’imprecisata periferia napoletana. Due fratelli giovanissimi, Mimmo e Donata, vivono un’esistenza trascurata, ignota agli adulti, schiacciata dall’indifferenza su un eterno grigiore. I corpi sono spenti, non arde nessuna passione. Ma accade qualcosa. Donata s’innamora di un uomo, Elia, un adulto, un vile come gli altri che ai suoi occhi assume lo spessore di un dio. L’amore è radicale, mette il corpo al centro di tutto. Donata si accorge di sé stessa, si vede per la prima volta, non si piace, vorrebbe nuove forme, seni enormi, sproporzionati, un eccesso finalmente da mostrare. Cova il desiderio di essere altro, non il corpo di una voce, ma un pezzo di carne da toccare. Da frugare ciecamente. Una favola neorealista. Una storia in cui, per eccesso di realtà, la fiaba esplode inevitabile. La vacca racconta la necessità adolescente di negarsi la purezza, la ricerca di un corpo nuovo che sia macchina da usare, terra da saccheggiare, e infine, per forza, che sia servo per amore. Lo spettacolo ha vinto il Premio dante Cappelletti con la seguente motivazione: Per l’originalità e la potenza espressiva che presenta il lavoro, per i contenuti universali e attuali di forte valenza sociale e politica, come i temi dell’espropriazione del corpo e della terra, per la grande cura attoriale e l’organicità di tutti gli elementi scenici, vogliamo assegnare il premio allo spettacolo “La vacca” della compagnia Beat Teatro di Napoli. Ci auguriamo che portino avanti la loro ricerca anche perché… siamo tutti curiosi di sapere che fine farà “l’omino delle vacche”.

dal 19 al 22 novembre

DI UN ULISSE, DI UNA PENELOPE scritto da Marilena Lucente con Roberto Solofria, Ilaria Delli Paoli
regia Roberto Solofria progetto sonoro Paky Di Maio scene Antonio Buonocore costumi Alina Lombardi
disegno luci Marco Ghidelli collaborazione ai movimenti scenici Luigi Imperato traduzioni in napoletano Roberto Solofria

Cosa sarebbe il mondo senza i viaggi di Odisseo? Insieme a lui ci siamo messi tutti in mare. Passione per la conoscenza, arguzia, compagni di avventure, notti a parlare con il cielo. La smania degli orizzonti, la nostalgia della casa. Le emozioni di Ulisse sono così, grondanti di contraddizioni. Ma anche lei, Penelope, con la sua attesa astuta, il coraggio della solitudine, l’inamovibilità dell’amore, ha dato forma a un modo di vivere l’amore. Entrambi enigmatici, non ci stanchiamo mai di leggerli e interpretarli. Ci sembra di conoscerli da sempre – di un Ulisse, di una Penelope – a volte sembra persino che ci assomiglino in qualche tratto. Eppure, da Omero in poi, poeti e romanzieri hanno tirato fuori mille Ulisse e Penelope, sempre diversi, ciascuno con la propria singolarità, una scintilla che fa una nuova luce su tutta la tradizione. Viaggia ancora Ulisse, e Penelope è ancora sull’isola, a indagare quel mistero del tempo che è l’attesa. Cosa accade quando Ulisse raggiunge Itaca? Cosa succederà adesso che il desiderio infinito potrà placarsi? Il desiderio dell’uno e dell’altro, il desiderio dell’uno per l’altro. Quell’incontro in cui tutto sembra poter ricominciare, cambia Ulisse e Penelope come non era accaduto in venti anni. Domande furiose che nascono solo dall’amore. Quando si sta male per averlo perduto, quando si pensa di averlo ritrovato, e si teme e si trema al pensiero del futuro. Chiunque abbia avuto un’Itaca nella propria vita sa di cosa stanno parlando, quei due.

dal 26 al 29 novembre
QUATTRO UOMINI CHIUSI IN UNA STANZA scritto e diretto da Mario Gelardi
con Ivan Castiglione, Riccardo Ciccarelli, Carlo Geltrude, Gennaro Maresca costumi Alessandra Gaudioso disegno luci Alessandro Messina assistente alla regia Roberta De Pasquale produzione Nuovo Teatro Sanità

Quattro esponenti delle forze dell’ordine in quattro momenti della loro vita, montati in modo non cronologico, per lasciare allo spettatore l’ultimo passo, l’ultimo sguardo, l’ultimo pensiero che metta ordine nella storia. Un ragazzo è morto, forse perché i quattro uomini hanno ecceduto in forza durante l’arresto, forse perché stava male o perché se l’è cercata, come qualcuno potrebbe pensare. Quattro punti di vista che devono diventare uno solo, perché di fronte al giudice non ci possono essere contraddizioni. Allora non resta che accordarsi, fornire una storia unica, non importa che sia vera o falsa, basta che sia credibile. Quello delle “morti di Stato” è un tema che da molti anni divide l’Italia. Un tema che diventa spesso politico. In questo caso il punto di vista è ribaltato, raccontando la storia dalla prospettiva della pubblica sicurezza. Lo spettacolo affronta il confine sul quale un uomo delle forze dell’ordine può muoversi, quella frontiera esile che divide la legalità dall’illegalità.

dal 3 al 6 dicembre

FOG di Francesco Ferrara regia Salvatore Cutrì con Chiara Celotto, Claudia D'Avanzo, Simone Mazzella, Manuel Severino produzione Fondazione Teatro di NapoliTeatro Bellini, Collettivo Mind the Step

È    venerdì mattina. Tania e Karla si incontrano nei bagni di una scuola. Decidono di vedersi quel pomeriggio stesso al centro commerciale. Qui incontrano Paco, poco più grande di loro. È a casa sua che continuerà la serata. Non si conoscono bene, all'inizio sono un po' imbarazzati ma tutto sommato si divertono. A metà serata decidono di avviare una diretta streaming, è una cosa che fanno spesso, non c'è nulla di strano. Per loro non è strano neanche baciarsi o spogliarsi davanti a una videocamera, tutto è un gioco. Ma cosa accade quando il gioco smette di essere tale? Fog, finalista al Premio Scenario 2019, rielaborando liberamente un fatto di cronaca, racconta di un abuso trasmesso in diretta streaming e di una violenza che non viene riconosciuta come tale, né da chi la compie né da chi la subisce e neanche da chi la filma.

dal 10 al 13 dicembre

Bi - Storie di Obaba dal racconto Due fratelli di Bernardo Atxaga adattamento di Mario Gelardi regia Emanuele Valenti con Arianna Cozzi, Carlo Geltrude, Alessandra Mantice, Salvatore Nicolella, Emanuele Valenti costumi Alessandra Gaudioso realizzazione maschere Rachele Nuzzo e Sara Oropallo disegno luci Alessandro Messina una produzione Nuovo Teatro Sanità con il sostegno di Fondazione Alta Mane Italia in collaborazione con Instituto Cervantes Nápoles e con Olinda

Bi storie di Obaba è il primo lavoro teatrale italiano a partire dal racconto Due Fratelli (Bi Anai) di Bernardo Atxaga, rappresentante di rilievo internazionale della lingua e della cultura basca. Attorno a Bi, nasce la prima collaborazione tra Emanuele Valenti (che cura la regia), Mario Gelardi (che cura la drammaturgia) e i giovani attori del Nuovo Teatro Sanità di Napoli, luogo di creazione e anteprima dello spettacolo, nella stagione teatrale 19/20. Grazie al sostegno della Fondazione Alta Mane Italia e alla collaborazione con Olinda / Da vicino nessuno è normale, si articolerà a giugno una tappa di laboratorio e un incontro, a partire dallo spettacolo e dai racconti di Atxaga. Tema centrale del lavoro è il conflitto tra l’adolescenza e il mondo adulto, tra l’individuo e le logiche della comunità, sia essa famiglia o paese, rese complesse dalla presenza di chi, portando i segni della diversità, devia da una normalità prestabilita e conosciuta. I fratelli, di cui si parla, sono due giovani adolescenti che vivono in un paese immaginario, teatro di molti altri racconti di Atxaga, chiamato Obaba. Troppo presto, arriva la morte dei genitori; questo vissuto li strappa alla loro adolescenza, con poche colpe e responsabilità, e li immette in un mondo in cui, su ogni loro azione, sembra allungarsi l’ombra di una volontà altra, quella degli adulti, e ogni loro scelta sembra accelerare il compiersi di un destino già scritto. La loro storia comincia da qui; dal testo alla scena, si prova a raccontarla, seguendo le direzioni imprevedibili della scrittura di Atxaga, che sa essere assieme quasi fiaba e tragedia.

dal 17 al 20 dicembre

GLI INNAMORATI tratto dall’omonimo testo di Carlo Goldoni adattamento Antimo Casertano e Daniela Ioia
con Antimo Casertano, Daniela Ioia e cast in via di definizione regia Antimo Casertano un progetto Teatro Insania

Viviamo oggi in un’epoca in cui tutto sembra derivare da stereotipi violenti, dalla bruttezza e da fenomeni aggressivi, che non riguardano solo la violenza fisica ma anche e soprattutto quella morale, culturale ed etica. Oggi l’unico argomento di discussione, nel bene e nel male, che sembra fare presa sull’opinione pubblica è la “camorra”, la sopraffazione, la ragione del più forte e del più violento. Ma a mio parere invece è necessario tornare a parlare di cultura, bellezza, di vita, ma più di ogni cosa d’amore. La mia idea nasce da questa volontà, trattare un argomento che per secoli è stato il motore della vita per l’intera umanità. I più grandi filosofi, drammaturghi e sognatori hanno trattato questo argomento vitale. In ogni essere umano alberga l’amore, la morale, anche in coloro che per varie ragioni sembrano aver dimenticato, oppure nascosto questo sentimento. Occorre tornare a credere che l’amore può fare notizia, forse anche più della violenza e tornare a parlarne come strumento indispensabile e diffonderlo in ogni modo. Partendo dal testo originale Gli innamorati di Carlo Goldoni, ho rivisto lo stesso in chiave contemporanea, calando i personaggi, il loro modo di esprimersi e le loro vicende ai giorni nostri. I veri protagonisti, della commedia, secondo la mia riscrittura, saranno i due servi Tognino (Tonino nel mio adattamento) e Lisetta, che vivranno in modo segreto e parallelo, la loro storia d’amore; forse in maniera anche più passionale e intima dei due classici innamorati Goldoniani, Eugenia e Fulgenzio, che sempre secondo la mia idea sono visti non più con lo stereotipo classico (molto probabilmente sono entrambi obesi) ma immersi anche loro nella realtà attuale. Saranno due ragazzi moderni, con i loro pregi e difetti ma soprattutto i loro vizi, con le paure e le ansie che affliggono i giovani d’oggi. Anche tutti gli altri personaggi si muoveranno in questo clima di commedia moderna, perché non bisogna dimenticare che questo era l’intento di Goldoni, una grande commedia che denunciasse i vizi dei giovani del suo tempo. Allo stesso modo, senza modificare radicalmente l’impianto drammaturgico vorrei operare io. Una riscrittura dinamica che prevede pochissimi elementi scenici, dove ciò che conta più di ogni altra cosa sono gli attori e le relazioni che intercorrono tra loro.

dal 27 al 29 dicembre

27 dicembre - Valerio Malorni e Simone Amendola - anteprima dello spettacolo ERAVAMO e presentazione del volume TEATRO NEL DILUVIO
28 dicembre - INCONTRO, TITOLO DA DEFINIRE
29 dicembre - Putéca Celidònia - titolo in via di definizione

30 dicembre - Vuilìe Teatro - MINE – CONFERENZA STANCA SUL MELODRAMMA AMOROSO


SPETTACOLI DANZA

1° novembre

SILENCE - Music of life concept Emma Cianchi – Dario Casillo coreografia Emma Cianchidanzano Maria Anzivino - Ginevra Cecere - Marcella Martusciello – Antonio Nicastro sound landscape Eugenio Fabiani

"Il silenzio trasforma ogni spazio in un luogo. Il silenzio è la musica che circonda ogni momento della nostra quotidianità"

Performance di danza contemporanea e musica elettronica che restituisce dignità al rumore di fondo, al cosiddetto paesaggio sonoro con il movimento nel momento. Il silenzio è qui: quello del paesaggio sonoro circostante, dei performer e degli spettatori. In un processo in divenire i danzatori e il suono diventano parte di un unico processo creativo in bilico tra live-performance e installazione.

L'EGO coreografia Fritz Zamy compagnia Training Experience Dance Company

L’ego è la maschera che usiamo per relazionarci con la realtà, ciò che crediamo di essere, ciò che ci dà un senso illusorio di identità. Né buono né cattivo, semplicemente una parte di noi che reclama attenzione e che vuole sempre avere ragione nella falsa convinzione che dominare voglia dire affermarsi.

8 novembre

ACT OF MERCY concept e coreografia Antonello Tudisco
interpreti Angelo Petracca, Gaetano Montecasino, Francesco Russo, Piotr Mateusz Wach, Rebecca Collins
disegno Luci Marco Giusti scenografie Massimo Staich costumi Dario Biancullo musiche Renato Fiorito aiuto regia e drammaturgia Mimmo Ingenito supervisione Davide Iodice produzione Interno5 danza, co-produzione Teatro Nazionale/Teatro Merca-dante in collaborazione con Ravello Festival Danza e tendenze 2018 - direzione artistica Laura Valente e Residenza C.RE.ARE Campania

“La Misericordia può essere considerata come un atto di bontà che si realizza nell’immediato. La mia ricerca artistica – spiega il coreografo - indaga non il valore religioso dell’atto caritatevole, ma quello laico, umano, legato alla possibilità di do-nare sollievo reale e concreto, ponendo alcuni interrogativi. Può la bontà essere crudele? Accompagnare una persona alla morte può essere un atto di misericordia? In quest’ultimo caso la Misericordia è considerata da molti, come un atto carico di umanità, che genera bontà e allo stesso tempo crea dolore e sofferenza per chi la opera, nella consapevolezza che il suo agire è momentaneo e circoscritto nel tempo. Il punto di partenza del lavoro è il dipinto « Le Sette Opere della Misericordia » di Caravaggio in cui la Misericordia è mostrata su un livello reale ed umano attraverso gesti e personaggi reali, umani e non ideali. Le azioni raccontano di corpi che si aiu-tano e agiscono per un benessere collettivo. In un momento storico cosi complesso come quello attuale, in cui l’atto di misericordia verso l’immigrato o il rifugiato è quello o di un compassionevole aiuto o di un atto dovuto e obbligato e non senti-to”.

15 novembre

L’AMORE NON E' UN GIOCO
Balletto in un prologo e due quadri liberamente tratto da “La boîte à joujoux” di Claude Debussy coreografia Edmondo Tucci pianista Paola Volpe attrice Arianna Sorrentino musica Claude Debussy drammaturgia e testi Maria Venuso

Creato nel 1913 il balletto – pensato per il teatro di marionette ˗ è dedicato a Emma, figlia del compositore Debussy, detta Chouchou e vede protagonisti i giocattoli, che nottetempo si animano e diventano metafora del più classico dei topoi teatrali: il triangolo amoroso tra una bambola, un Pulcinella e un soldatino. La musica è eseguita dal vivo dalla pluripremiata pianista Paola Volpe. Andato in scena in anteprima al Conservatorio di Napoli San Pietro a Majella nel febbraio 2019 e a giugno dello stesso anno per il Napoli Teatro Festival Italia arriva al Teatro Bellini in tutta la sua magia. Il balletto originale è stato ripensato dal coreografo Edmondo Tucci (primo ballerino e coreografo del Teatro di San Carlo) e da Maria Venuso (ricercatrice e docente di Storia della danza presso l’Istituto Suor Orsola Benincasa, storico e critico teatrale) per portare in scena una visione contemporanea delle problematiche di genere, con particolare riferimento alla violenza psicologica sulle donne.

22 novembre

AESTHETICA - esercizio n°1 ideazione e regia Gennaro Cimmino coreografia Gennaro Cimmino e Gennaro Maione

Debutta al Teatro Piccolo Bellini, a 5 anni da Aesthetica esercizio n. 1, lo spettacolo Aesthetica - esercizio n° 2. “Quando ho iniziato a pensare alla possibilità di mettere in scena uno spettacolo che tenesse conto dell’uso del corpo in questa contemporaneità, subito ho pensato al suo rapporto con il web ,soprattutto con i social network” - racconta Gennaro Cimmino regista dello spettacolo-. “Salta agli occhi che lo sviluppo della tecnologia nella comunicazione di massa ha cambiato il modo di sentire ,di pensare ,di incontrarsi e di amarsi”. Il lavoro, selezionato dal Festival Kilowatt nel 2016, dopo aver girato a lungo dal sud al nord dell'Italia è stato invitato a Città Del Messico, a Tanzmesse Dusseldorf e al Fresh Fruits Festival di New York dove, Gennaro Cimmino, vince il premio come migliore regia.

29 novembre

UNKNOWN WOMAN Coreografia Mauro Astolfi Interprete Maria Cossu Luci Marco Policastro
Musica AAVViI Produzione Spellbound con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo - Produzione 2020 parte del progetto Spellbound 25
Unknown Woman è un raccoglitore di memorie e di pensieri di quello che è accaduto con un’artista importante in 20 anni di collaborazione e di condivisione – spiega il coreografo - Io e lei abituati in questi 20 anni a raccontarci segreti attraverso i movimenti, portatori sani di verità. Forse ci siamo capiti solo in una sala prove e sul palcoscenico, ma come si fa a capire un’artista? Inseguirla è stato possibile solo con gli occhi e con il cuore, ogni altro modo confonde e ogni volta bisogna quasi ricominciare dall’inizio. Da sconosciuti siamo ancora in sala, ci osserviamo, ci regaliamo e ci rubiamo cose, ma ci conosciamo bene e per questo camminiamo ancora insieme”.
Mauro Astolfi

ÄFFI creazione per un interprete
Coreografia, set e costumi Marco Goecke Assistente alla coreografia Giovanni di Palma Disegno luci Udo Haberland
Musiche Johnny Cash Riallestimento per Spellbound Contemporary Ballet, realizzato con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo - Produzione 2020 parte del progetto Spellbound 25

Äffi, una delle creazioni di maggior successo internazionale di Marco Goecke, è stata inserita nel repertorio dello Scapino Ballet di Rotterdam nel 2006 ed è stata eseguita da Tadayoshi Kokeguchi nel 2006 a Istanbul e nel 2008 a New York. Sebbene Arman Zazyan, Damiano Pettenella, William Moore, David Moore, Robert Robinson, Mischa van Leuven e - finora unica donna - Katja Wünsche hanno studiato l'assolo, la performance più memorabile è quella del fenomenale Marijn Rademaker, protagonista della prima, che nel 2006 gli è valso il prestigioso premio teatrale tedesco "Der Faust" ("The Fist") come "Best Dance Performer", assegnato per la prima volta quell'anno. Spellbound Contemporary Ballet è la sola compagnia di produzione italiana ad avere in repertorio questa creazione.

BODY THINGS di Collettivo Trasversale coreografia Macia Del Prete Produzione ArtGarage
danzatori Alice Mantovani - Giuseppe D'Andrizza - Anita Lorusso - Nicolo Besozzi

Torna la coreografa Macia Del Prete con un lavoro in cui il corpo assume di volta in volta intenti e significati nuovi e talvolta opposti. Dalla forma alla sua trasfigurazione, dalle pulsioni carnali e sessuali alla trascendenza metafisica, dalla narrazione epica a quella del quotidiano fino alla perdita di identità e via continuando con gli innumeri temi di cui il corpo è chiamato continuamente ad esser simbolo.

6 dicembre

RE-LIVE drammaturgia Francesco Annarumma, Michele Casella coreografie Francesco Annarumma produzione ARB Dance Company

Si ritorna a vivere spesso. Con un nuovo battito, una nuova partenza, una nuova corsa, un semplice e nuovo sospiro. La rinascita è sia sociale che personale ma, in ogni caso, parte dall’io che come una fenice sa ri-crearsi. Come l’arte che ri-crea diventando contemporaneamente e ciclicamente madre e figlia di ogni artista. Un viaggio fatto di mito, storia, attualità ed interiorità. Un io che muore in sé stesso per rinascere ad essere un nuovo-io.

13 dicembre

SCAPPA NAPOLI – d'amore, d'arte e resistenze concept e coreografia Marcella Martusciello compagnia Malaorcula regia e drammaturgia Manuela Barbato produzione Artgarage
musicisti 44 Quartet: Arcangelo Michele Caso (violoncello), Gianluca Rovinello (arpa), Osmani Artiga Cairo (cajon), Elio carbone (fisarmonica), Marta Carbone (voce e percussioni) e Mariateresa Carbone (seconda voce e tammorra)

Confusa, nervosa e sanguigna l'anima di Napoli non riesce a narrare di sé una storia e una soltanto, perché sublimata ed esaltata dal miscuglio di credenze e leggende e verità. Ciò che resta è una suggestione che spaventa ed esalta fino all'ebbrezza. Non c'è cammino predefinito, nessuna certezza, nessuna narrazione lineare, ma genio, dolcezza, follia, forza infinita. Napoli non si spiega, non si racconta, si irradia e pervade tutto portando lo spettatore in un viaggio sensoriale tra mille contraddizioni.

20 dicembre

PUPPENSPIELER Coreografia e luci Nyko Piscopo Musiche Alfredo Maddaluno Costumi Sonia Di Sarno Produzione Cornelia

A tutti sarà capitato di sentire, almeno una volta nella vita, una contraddizione interna, una lotta intestina che taglia in due o in tre il senso di unità e identità e che porta a chiedersi: ma io chi sono? Il bisogno di coerenza ci porta a negare tutte le nostre sfaccettature. E se accettassimo che in noi albergano parti diverse? Solo allora molte cose acquisiranno un senso e troveranno la loro collocazione nello stretto spazio che occupa la parola IO. Adesso alla domanda: chi sono? Rispondo proprio così: sono io! Puppenspieler è l’interpretazione che Nyko Piscopo dà de lo Schiaccianoci e il re dei topi di E.T.A. Hoffman che tratta il tema dei giocattoli gender neutral.



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