“CASA DI BAMBOLA” di Henrik Ibsen - Adattamento di Raffaele la Capria – Regia di Claudio Di Palma

Al Teatro mercadante di Napoli dal 1 al 17 aprile

 
Servizio di Antonio Tedesco

 

Napoli – Il “maschile” e il “femminile” che si contrappongono. La concezione fortemente distorta dei rapporti fra i due sessi in una società ipocrita e puritana. E una figura di donna, Nora, che dibattendosi tra mille contraddizioni, prende coscienza di sé stessa, del fatto di vivere relegata in un ruolo assegnatole dalla società che non corrisponde alle sue vere pulsioni, agli impulsi della sua natura, e si candida, così, a diventare una delle più significative eroine drammatiche del teatro moderno. In essa non si riflette solo una distorta idea della condizione femminile, ma quella di tutta una società che tale visione produce. E ancora, una donna che ha il coraggio di assumersi la responsabilità delle proprie scelte. Più che scomode, radicalmente trasgressive, per il suo tempo, ma non solo. L’abbandono del proprio ruolo di moglie e di madre per avventurarsi nella ricerca della sua vera identità.

Scritto ad Amalfi nel 1879 e andato in scena per la prima volta a Copenaghen nello stesso anno, Casa di bambola di Henrik Ibsen, rimane un testo simbolo, quasi un archetipo della presa di coscienza, non solo della condizione femminile, ma dell’individuo nella sua totalità. Una scelta forte che, in quanto tale, non può non presentare elementi di ambiguità.

Salvaguardia della propria identità o egoismo (per quanto quest’ultimo espresso, comunque, in funzione salvifica del sé)?

E’ su questo interrogativo che Claudio Di Palma imposta la sua regia di questa nuova messa in scena di Casa di bambola che, prodotta dal Teatro Stabile di Napoli, sarà al Teatro Mercadante fino al 17 di aprile. Il testo si avvale della riduzione e dell’adattamento di Raffaele La Capria che, per così dire, ne ha “distillato” il senso e il contenuto, asciugandolo di certi appesantimenti e di certe connotazioni che rischiano di tenerlo troppo legato ai tempi e ai modi drammaturgici dell’epoca in cui è stato scritto. Un modo costruttivo per rinnovare la potenza espressiva di un classico capace, in quanto tale, di parlare al cuore degli uomini di ogni tempo.

Con  Gaia Aprea nel ruolo di Nora e lo stesso Di Palma in quello dell'avvocato Helmer, suo marito, sono in scena Alessandra Borgia, Giacinto Palmarini, Autilia Ranieri, Paolo Serra. La scenografia, che prevede “Una sorta di pavimentazione sospesa nel vuoto (…) una superficie smottata dall'orizzontalità” come la definisce lo stesso regista, è firmata da Luigi Ferrigno, con i costumi di Marta Crisolini Malatesta e le musiche di Paolo Vivaldi.

 

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