“L'ispettore Generale” di Nikolaj Gogol - regia di Damiano Michieletto

Al Teatro Bellini di Napoli dal 3 al 7 dicembre 2014

Servizio di Mario Migliaccio

 
Napoli - Dopo il grande successo di Roberto Guicciardini, datato 1989, anche Damiano Michieletto decide di mettere in scena un testo che esprime la triste verità della società moderna: "l'ispettore generale". Tutti lo aspettano, tutti lo temono, tutti cercano di organizzarsi per riuscire a dissuaderlo dai suoi intenti...Ma chi sarà mai il tanto atteso ispettore? Saremo tutti rovinati al suo arrivo? Queste le domande che circolano in scena tra i vari personaggi. Una suspance iniziale che influenza anche il pubblico del teatro Bellini, che con pazienza, attende l'ingresso di questa "belva feroce" quale l'ispettore generale. In realtà, in questa piccola città di campagna, arriva un uomo che, lavora sì al ministero ma non è l'ispettore. Insomma, questo gioco basato sull'equivoco e sullo scambio di persona influenza il comportamento di tutti. I potenti di questo paesino (Sindaco, giudice, ufficiale sanitario, ufficiale postale ecc), cercano di tener buono questo fantomatico ispettore erogandogli continuamente denaro oltre che offrirgli vitto e alloggio gratuito. Lui, il falso ispettore, rimasto senza soldi e con un mare di debiti, sta al gioco e non capisce il perché di tutto ciò. Solo alla fine, all'annuncio del vero ispettore generale, si scoprirà l'inganno in cui tutti sono cascati.

 "L'ispettore generale", è una rappresentazione ricca di colpi di scena e per nulla stancante. Il ritmo e la recitazione di tutti gli attori è veramente elevato. Da apprezzare in modo particolare sono alcuni cambi di scena effettuati dagli attori stessi durante i due atti. Bella anche la scenografia ed il disegno luci curati rispettivamente da Paolo Fantin e Alessandro Carletti. Dunque, uno spettacolo che incarna in pieno la società in cui viviamo diventando quasi metafora della nostra situazione attuale: corruzione, malaffare, inganni. Tutte caratteristiche (negative) di uno stato che potrebbe tranquillamente farne a meno ma che, ahimè, invece di migliorare va degenerando sempre di più.

 

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